L'atmosfera è contagiosa, sembra di stare sul set di un film, quando la protagonista disorientata varca una porta e si trova in un caos di persone che corrono avanti e indietro, distribuendo ordini e carpendo al volo oggetti dai piani di lavoro. Ma questo non è un film e io entro nella cucina del Barino di piazza Cavalli, nel cuore di Piacenza, come un'estranea che al massimo intralcia il lavoro. Sono le diciannove e quindici di lunedì undici novembre, dunque fra poco più di un'ora prenderà il via la cena benefica facente parte del ciclo degli incontri di Pulcheria 2013.
Quello che mi aspettavo di trovare era un'atmosfera piuttosto austera, con le sei chef ognuna intenta a rifinire il proprio piatto in un clima di distensione e tranquillità : evidentemente non frequento spesso le cucine dei ristoranti! Cosa non mancano sono i sorrisi e l'intensa collaborazione, una vera e propria simbiosi in cui ognuna di queste professioniste, accompagnate da esperti collaboratori, danno il loro contributo per la buona, anzi ottima, riuscita del piatto delle colleghe.
Io entro in scena proprio sulla disputa circa una mise en place e riesco a ottenere l'attenzione giusto per strappare una foto. Il tempo dello scatto ed ecco che appare l'ospite d'onore della serata: Filippo Chiappini Dattilo fa la sua comparsa in cucina, il luogo simbolo di questa serata, distribuendo abbracci e teneri sguardi di chi comprende davvero quello che queste sei magnifiche donne stanno facendo. Riesco dunque a scambiare rapidamente due parole con Patrizia de 'La Fiaschetteria' che mi spiega che il suo piatto è ispirato a una creazione di Gualtiero Marchesi, punta di diamante della serata, un nome che parla da solo. Giusto infatti ricordare che il tema della serata è l'emulazione da parte delle sei chef di sei grandi colleghi, di cui hanno scelto un piatto per rivisitarlo e farlo proprio. Quello che Patrizia tende però a sottolineare è che questo evento si sta tenendo per la terza volta, un grande successo dunque, ed essendo loro tutte donne hanno ormai fatto del divertimento l'ingrediente cardine della serata. La ringrazio per il tempo dedicatomi e mi accingo a uscire, quando la Betty del 'Caffè Grande' mi raggiunge: il suo scopo è quello di rivisitare la Tarte Tatin di Georges Cogny e quando le chiedo il perché di questa scelta deve ammettere con un grande sorriso che ama le mele, una scelta sentimentale dunque. Perché in fondo è questo che guida questo lavoro, la passione.
Anche se il tempo non mi ha permesso di interagire con loro, vorrei ricordare almeno i nomi delle altre chef coinvolte: Carla del 'Ristorante Riva', le sorelle Carla ed Emanuela dell''Antica Trattoria da Cattivelli' e Isa de 'La Palta'.
Prima di lasciare il ristorante riesco a rivolgere un'ultima occhiata alla sala già perfettamente allestita. Per la disposizione sono stati scelti grandi tavoli rotondi, i migliori per l'interazione; i camerieri si aggirano fra di essi assicurandosi che le tovaglie non abbiano pieghe e le posate siano nel giusto ordine, ma ciò che più colpisce sono le statuette di terracotta della scultrice Paola Foppiani che fanno da centrotavola, come il perno di un orologio senza il quale l'ingranaggio non funzionerebbe.
La magia della sala è palpabile, tanto che non serve un grande sforzo di immaginazione per figurarsi come sarà l'ambiente da lì a un'ora, con le luci soffuse, i piatti ricchi di arte culinaria e lo spirito di una serata organizzata a favore della beneficenza e per protagoniste sei chef, o meglio, sei grandi donne.