Ciao Leo, mi piace molto l’idea di poterti fare qualche domanda, perché credo che l’esperienza accumulata in tanti anni di Jerry Thomas Project, sia molto utile anche a chi frequenta questo blog, per comprendere “a che punto siamo”. Tanto per inquadrare l’argomento, parlaci del Jerry Thomas, Project. Naturalmente chi preferisce saperne di più, può andare a visitare il vostro sito www.thejerrythomasproject.it , ma in due parole ci puoi riassumere il motivo principale che vi ha spinto verso questo progetto e le sue finalità principali?
Jerry Thomas Project Rome e Jerry Thomas Speakeasy sono due progetti nati quasi per caso , da poco rientrato in Italia dopo un lungo periodo passato girovagando per caraibi , una sera incontro 2 vecchi amici Antonio Parlapiano e Roberto Artusio che stavano lavorando ad un nuovo progetto di formazione , veramente innovativo per il mercato italiano , l’idea era quella di portare in Italia un concetto di mixology che era quasi totalmente sconosciuto ai bartender nostrani ancora troppo legati a stereotipi obsoleti anni 50 o al flair Bartending … iniziammo a lavorare sull’organizzazione di seminari con topic come il japanese bartending , il New Tiki Style , il twist on Classic e la rinascita della Mixology classica del periodo pre proibizionista americano … Nello stesso momento trovammo un piccolo locale nel centro di Roma che ci sembrò perfetto per aprire , seguendo il trend mondiale , il primo Speakeasy bar italiano … in pochi mesi abbiamo concretizzato tutto , e con le sole nostre forze abbiamo aperto il nostro locale e organizzato in giro per l’Italia una serie di seminari in collaborazione con alcuni tra i più importanti mixologist della scena mondiale come Stanislav Vadrna e Marian Beke ottenendo un incredibile successo tanto da iniziare collaborazioni in giro per l’Europa e non solo.
Negli anni, da quando avete iniziato ad occuparvi di formazione nel mondo della miscelazione, come è cambiato il panorama di chi si avvicina a questa professione ? E’ un tipo di professione in crescita ?
Bisogna prima di tutto scindere il mercato italiano dal mercato europeo e mondiale , l’Italia è in grande ritardo professionalmente parlando rispetto a paesi come l’Inghilterra e la Germania ma anche rispetto a Spagna Olanda Francia e Slovacchia ,il nostro paese a causa di un retaggio del passato troppo legato alle associazioni di categoria che hanno ancorato la professione del Bartender agli anni 50 e soprattutto alla devastazione culturale iniziata alla fine degli anni 90 che ha visto i Bar ed i locali italiani trasformarsi in tanti circhi pieni di lanciatori di bottiglie è rimasto indietro e non ha seguito da subito il fenomeno della rinascita della mixology classica che sta spingendo il mercato mondiale del bar … In italia purtroppo ancora oggi , la professione del bartender non viene presa troppo sul serio , sono ancora troppi gli improvvisati e gli occasionali senza arte , ma soprattutto manca ancora troppo spesso da parte degli imprenditori , la capacità di capire che un bartender è una risorsa fondamentale per un locale molto più degli arredamenti o dello stile del locale. Comunque le cose lentamente stanno cambianod anche da noi , sempre più ragazzi si avvicinano a questa professione nel modo giusto , puntando sulla cultura , sulla ricerca , sulla conoscenza delle basi classiche e sulla storia della mixology. Credo che la professione sia in crescita , anche se purtroppo ci sono in Italia troppi attori che si occupano di formazione che hanno trasformato l’insegnamento solo ed esclusivamente in un business , anche questi personaggi dovrebbero capire che il mercato ha bisogno di professionisti , preparati , curiosi e open mind e non di automi o di mummie ingessate dietro il bar.
Come si sviluppa esattamente la vostra attività? So che i vostri settori di intervento sono vari, dai seminari, agli eventi, alle strategie di promozione e tutto finalizzato all’eccellenza.Chi sono i vostri clienti, i vostri partner, e quali sono gli utenti ai quali vi rivolgete? Quale è la tipologia dei frequentatori dei vostri master di formazione?
Fondamentalmente ci dividiamo tra il lavoro allo Speakeasy dove cerchiamo di promuovere l’eccellenza e dove cerchiamo di mostrare che un concetto diverso di bar è possibile , e i seminari di formazione e le masterclass. Siamo fieri di aver creato una piccola, ma vivace comunità di amici Bartender indipendenti , senza aziende e multinazionali alle spalle e mossi da una vera passione che ci seguono e supportano , non abbiamo veri e propri partner commerciali , ci piace scegliere le aziende con cui collaboriamo seguendo anche dei principi etici , non ci piace chi mente al mercato , chi forza il mercato , chi distoglie l’attenzione sulla qualità per vendere delle etichette e non dei prodotti. Per quello che riguarda i nostri master abbiamo un pubblico molto vario , dal giovanissimo Bartender che muove i primi passi nel mondo della miscelazione fino al professionista che ha voglia di aggiornarsi.
Quali sono state le iniziative che ti hanno dato la maggiore soddisfazione professionale o umana?
Siamo stati chiamati in Russia , in Slovacchia , in Francia , in Spagna , in Olanda , in Belgio per promuovere il nostro concetto di bar , e questo ci ha riempito di orgoglio perché è stato veramente un premio per la nostra dedizione e la nostra passione.
Il nome Jerry Thomas è già un test di conoscenza, chi non comprende perché vi chiamate così, evidentemente ignora la storia del bere miscelato. Jerry Thomas è stato certamente il primo barman della storia , ante litteram, e il nome della vostra attività è un bellissimo omaggio alla sua memoria, ma perché Jerry Thomas è stato così importante per la storia del bere miscelato?
Credo che Jerry Thomas con il suo libro sia stato il primo a porre delle basi tecniche che potessero essere seguite da tutti i Barman , ha creato uno standard qualitativo di servizio e innalzato la professione ad un livello superiore come nessuno fino a quel momento. Inoltre la sua vita è stata un incredibile avventura degna di un film. Insomma Jerry Thomas non è stato solo un grande innovatore e creatore di drink ma anche un uomo pieno di ingegno e di follia , doti che non guastano mai in un bartender.
Dall’alto di una esperienza italiana ed internazionale così ampia ed approfondita, cosa avete capitalizzato e dedotto? Dove sta andando il mondo del bere miscelato? E l’Italia nel panorama internazionale, come si pone?
Purtroppo come ho detto in precedenza in Italia siamo un po’ indietro , fortunatamente , anche se questo potrà fare arrabbiare qualcuno , sappiamo esattamente chi sono i colpevoli dalle associazioni anacronistiche alle scuole di barman che hanno tralasciato la professionalità per speculare , ma anche a quelle aziende che continuano a vendere fumo invece che aiutare la cultura del bere .Comunque adesso , grazie ad internet ed ai gruppi di professionisti che collaborano e si scambiano esperienze e consigli e grazie alle tante opportunità di formazione di qualità che stanno approdando anche in Italia , chi ha veramente voglia di vivere questa professione nella maniera giusta , sa che cosa e chi deve seguire .
Per ultimo, hai un suggerimento, un consiglio, una riflessione da offrire a chi volesse oggi intraprendere la carriera di bartender?
Per favore , rimante indipendenti , pensate con la vostra testa e non lasciatevi stregare da quello che io scherzosamente , chiamo “ il lato oscuro del bartending “ … puntate sulla cultura e ricordatevi che alla fine siamo degli artigiani , con un pizzico di magia nelle mani.
Per chi avesse piacere di contattarvi, quale è il riferimento più diretto?
Il nostro sito e le nostre pagine facebook “ the jerry thomas project “ & “ jerry thomas speakeasy “
Ciao a tutti Leo
Intervista a cura di Monica Palla
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