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Ristorazione a Milano, le consegne a domicilio dei locali durante la seconda ondata (ESCLUSIVA)

La seconda ondata dell'emergenza sanitaria da covid-19 ha colpito in modo particolarmente duro il settore della ristorazione. Su RGLife, ecco le interviste esclusive ai locali di Milano che resistono grazie alle consegne a domicilio.

La ristorazione a Milano durante la seconda ondata

A Milano sono presenti circa 11mila tra bar e ristoranti. Durante il primo lockdown, circa il 30% di questi locali aveva offerto il servizio di delivery; non siamo in possesso dei dati esatti sulla percentuale di esercizi che offrono la consegna a domicilio, ma un dato è certo: se durante la prima ondata di pandemia da covid-19 gli esercenti avevano accolto il sacrificio come una necessità, con le restrizioni attualmente vigenti in Lombardia, seguite alla fase di chiusure alle 18, serpeggia un senso di disagio, incertezza, frustrazione, ma soprattutto rabbia e malcontento. D'altronde è un settore in cui non ci si può permettere di lavorare in smart working.

Leggete su RGLife la seconda puntataRistorazione a Milano, l'importanza dei contenitori da asporto durante la seconda ondata (ESCLUSIVA) e la terza puntata: Ristorazione a Milano, Andrea Meoni: ''Riapriremo solo quando sarà possibile'' (ESCLUSIVA).

 

Milano, i locali che hanno scelto la consegna a domicilio

Noi di RGLife abbiamo ascoltato le ragioni di coloro che continuano a restare aperti (e a cui è dedicata questa prima puntata) nonostante tutto, come le motivazioni di quelli che hanno scelto di rimanere chiusi, dando loro voce e raccogliendo il loro disagio. Per questo abbiamo fatto qualche domanda ad alcuni nostri clienti milanesi, sperando sperando che una piccola panoramica della situazione possa offrire qualche spunto di riflessione e, perché no, qualche suggerimento utile.

 

L' 'ANGUS AND MORE' di Stefano

“Oggi è una giornata super” - dice Stefano dell’ ‘ANGUS AND MORE’ di viale Monte Nero con un velo di ironia nella voce e nello sguardo - “ho venduto ben 15 panini, in questi giorni la media non supera i 6 panini da asporto”. Aperto dal 2015, specializzato in hamburger in “puro stile americano con gusto italiano”, Stefano ha puntato tutto sulla qualità degli ingredienti e proprio la tenacia nel non voler abbassare il livello del prodotto lo aveva premiato: molti clienti abituali e soddisfatti e un passaparola che portava il piccolo locale ad essere sempre affollatissimo. Ora la situazione è quasi insostenibile; il fatturato non copre le spese e fare progetti è impossibile: “Non basta che sospendano le tasse, ce le devono eliminare per tutto quest’anno, e abbiamo bisogno di liquidità a fondo perso. Noi cerchiamo di dare un servizio puntuale alle persone del quartiere restando aperti continuativamente da mezzogiorno alle 22, ma non possiamo essere abbandonati”.

 

L' 'EL BECHÉE' di Simone

Anche Simone di ‘EL BECHÉE’ di via Gaudenzio Ferrari è a dir poco preoccupato per la chiusura del locale dovuta all’emergenza sanitaria e ha deciso di organizzarsi per il servizio da asporto: “Stiamo fatturando il 50% in meno perfino dello scorso lockdown, a marzo le persone erano state colte di sorpresa, ma avevano ancora lo stipendio in tasca, ma adesso prevale la paura per il futuro, l’incertezza”. Aperto dal 2009, con un menù soprattutto a base di carne di altissima qualità e una curata selezione di vini e birre, si definisce “un locale di quartiere”, ma non è certamente un locale qualsiasi. Anche in un momento in cui “è come mettere un dito sulla falla di una diga”, Simone e i suoi dipendenti cercando di stare vicini agli abitanti della zona inventandosi nuove proposte, dalla grigliata alle caldarroste, ma i conti continuano a non tornare. Se la situazione di emergenza dovesse perdurare, o se arrivasse la terza ondata, ad ‘El Bechéè’ stanno pensando a nuove soluzioni, come la cucina a domicilio.

 

 

Il 'BIRRA E POLPETTE' di Fabrizio

“Andrà tutto bene? No, andrà tutto diversamente” è l’opinione di Fabrizio di ‘BIRRA E POLPETTE’ di viale Bligny, un altro locale che punta su pochi e selezionati prodotti, principalmente polpette, con particolare attenzione alla qualità degli ingredienti e ai perfetti tempi di cottura. Una clientela fedele e affezionata non è sufficiente a far quadrare i conti, con la frustrazione di vivere alla giornata e l’impossibilità di proiettarsi nel futuro. E allora perché continuare a tenere aperto? “È proprio questo il momento di stare aperti, chiudere è un atteggiamento mentale e significa essere disposti ad accettare di morire e io non sono disposto”

 

L' 'ANCHE' di Matteo

Diversa è la situazione di Matteo, proprietario dell’ ‘ANCHE’ di via Carmagnola: “Lavoriamo a testa bassa sul nostro progetto; con il lockdown della primavera scorsa abbiamo superato il concetto di delivery, per passare alle spedizioni”. Grazie ad una occasionale eccedenza di carne di maiale e ad una felice intuizione, anziché puntare sull’asporto indifferenziato, all’ ‘Anche’ hanno puntato su un unico prodotto: la cotoletta sbagliata (perché realizzata con carne di maiale anziché di vitello come richiesto dalla tradizione milanese): “Da Milano le consegne sono garantite in poche ore in città e da 24/48 ore in tutta Italia ed Europa. Chi la riceve deve solo riscaldarla. Così facendo il fatturato non è vincolato solo ai clienti di zona ed è anche un modo costruttivo di reagire al momento di difficoltà e speriamo che tanti altri nostri clienti riescano a trovare nel buio, quella piccola luce di rivincita, l’idea nuova che mancava. Siamo il popolo più creativo del mondo, in uno dei momenti più cupi della storia siamo stati capaci di dar vita al Rinascimento, vogliamo provarci di nuovo?”. Ecco un modo per trasformare un ostacolo in un’opportunità.

Si ringraziano i proprietari dei locali per la disponibilità dimostrata. Interviste a cura di Monica Palla.