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An ordinary day...

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Oggi devierò dalla mia rubrica, facendovi entrare nel mondo della nostra azienda, solo per farvi capire come lavoriamo e quanto amiamo farlo.
Il giorno in questione, quello in cui ho accompagnato mio padre, è stato un po' diverso dal solito, ma sicuramente agli elementi costanti si sono affiancati quelli più piacevoli e soddisfacenti della nostra vita professionale.
Tanto per cominciare, partenza ore 7.30, non una delle più mattiniere. Vi risparmio il traffico in tangenziale delle 8 e l'imbottigliamento in città delle 9 e passerò direttamente alle consegne. Giusto per scaldarsi, un paio di scatole al Virgin di Corso Como, per poi deviare all'Isola per la colazione al Blu, dove lasciamo il mezzo sulle strisce pedonali; non si fa tanta strada, anche se a Milano ci si potrebbe mettere mezz'ora anche per far solo cento metri fra un semaforo e l'altro, prima di arrivare al nuovissimo Ditirambo (terzo giorno di apertura), con un occhio al furgone in doppia fila. Si prende poi la via della Stazione Centrale per dirigersi verso il trendyssimo Metropolis. Una volata alla Scaletta di Porta Genova, poi via di nuovo, verso il centro, per portare solo un paio di cose al Trussardi Cafè in piazza della Scala, più un pretesto per sgranchirsi le gambe e raggiungere piazza Duomo, o meglio, l'ATM point perché noi dell'Rg non ci facciamo mancare nulla, nemmeno il parcometro elettronico e i permessi per le zone a traffico limitato.
Voi direte 'Non male come giornata!' e io vi risponderò 'Ah no cari, a questo punto sono le undici e mezza e deviamo per via Tortona, destinazione Superbar!'.
Così a un quarto a mezzogiorno siamo già all'entrata a scaricare, ci chiudiamo dentro e non usciamo da lì fino alle otto di sera! (Piccola parentesi, del Superbar parlerò domani in un nuovo articolo, meritandone uno intero solo per sè).
A questo punto siamo stanchi che più stanchi non si può e scegliamo un bel ristorantino, che ovviamente forniamo, per cenare e rilassarci. La zona è quella di viale Piave e il gentilissimo proprietario del posto, che purtroppo non posso menzionare, ci coccola e vizia non solo con carne tenerissima, saporita e cotta al punto supergiusto ma anche con delle non richieste e paradisiache patatine fritte al rosmarino, piccole e croccanti. Usciamo sazi e leggermente rinfrancati. Per concludere davvero questa giornata però serve ancora una cosa: la visita al nostro incredibile Dario e al simpaticissimo Eddy. Mio padre ammette che 'Da Dario non si va per bere, ma per provare un'emozione', così riusciamo fortunatamente a non trovare coda all'ingresso (l'orario è perfetto), e un sorridente Eddy ci accoglie abbracciandoci mentre ci accomodiamo al banco e io come sempre, mentre il papà e Dario chiacchierano, non faccio che guardarmi attorno, incuriosita, ogni volta come fosse la prima perché ogni volta scopro qualcosa di nuovo che mi affascina. Entri, e ti senti in un mondo diverso e incredibile... Ma di quest'esperienza stupefacente parlerò un'altra volta, perché poche righe non basterebbero.
Riusciamo infine a uscire da questa città che vede passare mio padre ogni giorno avanti e indietro ormai da trent'anni. Arriviamo a casa che sono le undici di sera, un giorno come tanti, come altri, ma in realtà ci portiamo con noi entrando dalla porta qualcosa di nuovo, le sensazioni delle persone con cui lavoriamo da anni o pochi giorni e le soddisfazioni che servirli e metterci a loro disposizione quando hanno più bisogno ci danno.

A domani cari lettori, con la mia pungentissima valutazione dell'ultima giornata di questo chiacchieratissimo Superbar.