La passione per il nostro lavoro ci porta spesso a confondere quello che amiamo fare con quello che dobbiamo: seguire passo passo il percorso dei bartender alla World Class è stato un vero piacere, e dopo la proclamazione di Claudio Perinelli a migliore d’Italia, abbiamo aspettato che si godesse la meritata vittoria prima di scambiarci due chiacchiere e capire chi è questo ragazzo che ha conquistato oltre che un titolo anche tanti complimenti.
Claudio sta lavorando ormai da tempo alla Bartenders Academy di Bussolengo, dove lo raggiungo. Almeno una cosa mi è chiara da subito: i giudici della World Class devono essere rimasti colpiti dai suoi modi spontanei e disinvolti , perché è proprio così che mi accoglie, mostrandomi con orgoglio la sede della scuola, fra deposito e sala dei corsi, uno dei quali si è concluso appena un’ora prima del mio arrivo.
Da buon barman mi propone subito un drink e visto che siamo in orario di aperitivo si finisce inevitabilmente su un Americano. Da redattrice, penso che da un momento all’altro dovrò iniziare a fargli le domande inserite nella mia scaletta ma mi risulta da subito praticamente impossibile visto che Claudio è un vulcano di entusiasmo e chiacchierando mi dice esattamente quello che vorrei sapere. Tanto per cominciare com’è nata e cresciuta questa passione per la miscelazione: durante l’estate dei suoi quindici anni vive la prima esperienza in una cucina di ristorante, che è solo l’inizio di una serie di esperienze legate al mondo del food&beverage. Altra tappa importante è stato il lavoro per Pasqualini, un’azienda di Calmasino di Bardolino, paese natale di Claudio, per la quale consegnava liquori. Ma la vera svolta avvenne una sera dopo il lavoro, quando Claudio si trovava nel locale di un amico, il Kiosko di Peschiera del Garda, e quasi per gioco, gli venne chiesto di dare una mano ai tavoli: e così iniziò a frequentare sempre più assiduamente il locale, non come avventore ma bensì dietro il bancone. Col passare del tempo quella che era nata come una passione si è tramutata in un vero e proprio lavoro, che sempre più spesso Claudio preferisce all’ambiente informatico, sul quale aveva concentrato gli studi fino all’università. Quest’anno ha dovuto lasciare il Kiosko, a causa dei sempre maggiori impegni alla Bartenders Academy, dove insegna durante i corsi per barman, da quelli base agli avanzati.
La cosa che più mi meraviglia di questo ragazzo è il vederlo tanto appassionato nel parlare del suo lavoro e soprattutto meravigliato di aver fatto tanta strada: se è normale che chi lavora in modo così serio, studiando notti intere e leggendo libri, preparandosi per mesi alle manifestazioni internazionali, conciliando la cura dei dettagli alla disinvoltura dietro al banco sia stimato, è anche vero che tutto questo non basta ma ci vuole ancora di più. L’arma vincente di Claudio è la gioia di stare semplicemente accanto a colleghi e amici nel gareggiare, l’idea di godere dell’opportunità di potersi far giudicare da mostri sacri del bartending come Dario Comini, Giorgio Fadda e Gary Regan, partecipare a masterclass di professionisti come David Rios, ricevere complimenti da Dennis Zoppi e volare a Londra per la finale mondiale di World Class con la possibilità di servire un drink ad Alex Kratena.
Per quanto riguarda la World Class, Claudio ammette di sentirsi felicissimo di aver ottenuto il primo posto ma di temere l’ultimo step nella capitale inglese. L’agitazione, ma soprattutto l’emozione, sono tante, ma in pedana ha già dimostrato di non darlo a vedere. Quello che lo preoccupa di più, ammette, è la parte in cui i giudici si trovano a fare domande sulla realizzazione del drink, ragion per cui anticipa sempre nelle sue spiegazioni ogni dettaglio, cercando di prevenire i loro interventi, e sembra che lo stia facendo anche durante il nostro incontro, raccontandomi molto di più di quello che avrei immaginato.
Per prepararsi al meglio a quello che lo attenderà, mister Perinelli sta studiando giorno e notte, ininterrottamente. Ammette che se non riuscisse a passare alla seconda fase si sentirebbe comunque già soddisfatto, anche se il vero rammarico sarebbe quello di non poter presentare tutti e dieci i cocktail richiesti e tanto intensamente preparati. Certo, è molto difficile, i colleghi americani sono davvero temibili, a suo dire, ma Claudio ha assimilato i consigli migliori dei maestri del bartending e sopra a tutti, uno continua a riecheggiare nella sua testa: ‘cura i dettagli’, cosa che non smette mai di fare.
Forse i dettagli, forse la fantasia, forse la disinvoltura o il saper conciliare aspetto visivo, improvvisazione e trasmissione orale, forse tutto questo insieme, ma Claudio non è nuovo alle competizioni: prima della World Class ha partecipato alla Campari Competition, altra gara in cui non era passato inosservato.
Dalle competizioni ci troviamo poi a riflettere sul bere responsabile e sulla difficoltà di svolgere il lavoro del bartender in un periodo in cui tutti si improvvisano tali. A questo punto devo togliermi la curiosità di capire i suoi gusti in fatto di miscelazione, scoprendo che il distillato che Claudio predilige è il Gin mentre appena possibile cerca di evitare la Vodka, pur amando il Bloody Mary. I bitter li usa ma senza particolare passione, essendo una moda, e se potesse riconoscersi in una categoria sarebbe senza dubbio quella degli aperitivi.
Insomma, da questa piacevole chiacchierata abbiamo confermato l’idea che ci eravamo fatti del signor Perinelli: competente, appassionato, di carattere… sia dietro il bancone che nella vita.