Avevo detto che ne avrei parlato e oggi lo farò. Il mio intervento su di lui non fa che aggiungersi a quelli di coloro che ne hanno scritto prima e ne scriveranno poi. Niente di più, volevo solo farvelo vedere coi miei occhi.
Fondamentale è stato l'orario di arrivo per la mia quarta visita: ore 9, nessuna fila all'ingresso ma tutti i posti occupati, con l'unica eccezione di un paio di sgabelli al bancone che ci affrettiamo a occupare. Difficile guardare oltre la muraglia di oggetti che formano una piccola trincea che sembra dividere chi sta al di là da chi sta al di qua. Il verbo 'sembra' non è usato a caso perché in realtà tutti questi piccoli mondi schierati servono ai clienti nient'altro che per introdurli in questa fantastica atmosfera che si respira da quando si passa la porta d'ingresso.
La bellezza di questo posto sta proprio nel senso di vissuto che trasuda da ogni oggetto che qui dentro sembra prendere vita. Ovunque sono assiepati, dissipati, disseminati, stipati i più strani suppellettili, souvenir, doni, tanto che potreste stare dentro per giorni e scoprire a ogni occhiata qualcosa di nuovo che racconta una storia. Mi fanno sorridere una targa in legno a sinistra dell'entrata e un trofeo sulla mensola più alta dello stesso lato perché almeno di questi due oggetti conosco la provenienza e sono felice che abbiano trovato un piccolo spazio in questo luogo incredibile.
Io mi siedo di fronte a un piccolo appunto incorniciato che recita: "Il top di questo bancone apparteneva al Knickerbocker Hotel di New York dove ai primi del '900 venne creato il Martini Cocktail. Sopra questo legno appoggiarono il bicchiere Caruso, Rockfeller, Mary Picford, Charlie Chaplin ed ora voi...", perché lui è così, serve i clienti tutti allo stesso modo, chiunque essi siano, dandogli la stessa importanza.
Purtroppo la lista dei drink è un libro intero e io non arrivo a capirne il vero contenuto, ma so di poter dire 'Fai tu'e non sbagliare mai.
Dopo aver visto riempire conchiglie giganti e teschi fumanti, stavolta mi tocca una vasca da bagno con schiuma e paperella incorporata, mentre a mio padre viene servito un megagranity zeppo di frutta.
Non faccio che pensare guardandomi attorno che in questo posto sembra non essere mai stato buttato via nulla o addirittura che alcune cose siano state abbandonate, ma in realtà ogni cosa è esattamente dove dovrebbe essere, collocata in modo da ricordare un percorso fatto di anni di sperimentazioni, magie, scoperte, un superarsi continuo.
Entrate qui coi miei occhi, bevendo come se fosse la prima cosa al mondo su cui posate la bocca, accomodandovi con lo sguardo buono di Eddy e facendovi spiegare la storia del vostro drink dal suo creatore.
Vi parlo di un'esperienza a 360 gradi. Dovreste entrare come se metteste piede in un mondo parallelo perché uscireste non ricordandovi più cosa avete lasciato fuori. Dovreste entrare da profani, da chi non si aspetta di trovare uno fra i cinquanta locali migliori al mondo, ma capendo comunque che lo sia facendosi catturare dalla sua atmosfera.
Grazie Dario, grazie Nottingham.
"Da Dario non si va per bere, ma per provare un'emozione" Giorgio Negri