L’esperienza Superbar, della quale ho parlato un paio di settimane fa, mi ha aiutata a ottenere qualcosa per la quale nutrivo un’accesa curiosità: il primo assaggio del cocktail ‘Imbruttito’. Per chi di voi non sa di cosa stia parlando, farò un passo indietro.
In mezzo agli stand dei vari liquori e alcolici, all’evento milanese ne era presente solo uno non brandizzato. Se come me vi foste avvicinati, al banco avreste potuto trovare un barman che vi avrebbe proposto un drink a base di Campari, Cynar e Lemonsoda. Devo ammettere che nessuno di questi tre ingredienti mi ha mai appassionata, dunque mi sono trovata in mano un bicchiere che ero sicura sarebbe rimasto pieno, lasciandomi soltanto da capire come poterlo fare con una scusa che potesse sembrare ragionevole. Niente di tutto questo: l’ ‘Imbruttito’ è stato per me l’ennesima conferma che se un cocktail è dosato e miscelato correttamente risulta una scoperta positiva. Durante l’evento mi ero avvicinata a questo spazio perché seguo quotidianamente la pagina del ‘Milanese Imbruttito’, che tende a ironizzare sui comportamenti del milanese-tipo: da quando si trova al ristorante a quando guida, dalle vacanze che fa al modo di parlare, da chi frequenta alla fretta costante. Dunque Superbar è stata la mia occasione per affacciarmi al mondo ‘Imbruttito’, la possibilità che mi ha fatto capire che un fenomeno come il loro, che da una pagina facebook hanno creato un cocktail, sarebbe stato un ottimo spunto di riflessione. Così li contatto per e-mail e i ragazzi si dimostrano entusiasti di incontrarmi per fare due chiacchiere su questo fenomeno in ascesa.
Ci diamo appuntamento a Milano (dove se non l’habitat del protagonista della pagina?!) e per una serie di sfortunati eventi (navigatore impazzito e traffico delirante) approdiamo al Metropolis, dove riusciamo ad accaparrarci un tavolino. Federico, uno dei tre ideatori, si lascia scappare una risata quando, come prima domanda, gli chiedo di dirmi in poche parole cos’è il Milanese Imbruttito. Ride perché ci fa capire che da quando l’idea è diventata una vera e propria valanga, l’ha già spiegato mille volte. L’importante, ci dice, è sottolineare che il tutto è nato da una ‘sbronza’, una vera ‘sbronza’, per gioco, e tale è ancora per tutti loro. Senza dubbio traspare da come ne parla che, per quanto l’impegno sia sempre più pressante, è l’idea di base che vada gestito con ironia e disincanto che ne fa il punto di forza. Fra tutti e tre riescono a dividersi i compiti: pubblicazioni on-line, incontri con la stampa e tutto il resto, un resto enorme; ogni ragazzo infatti ha mantenuto il proprio lavoro, occupandosi in più anche della pagina, il cui successo nato dal semplice passaparola è ben comprensibile anche soltanto dal numero di apprezzamenti che ha raggiunto, ad oggi centosessantaseimilacinquecentonovantadue, ovvero un numero titanico se si conta che i fruitori non possono che essere di Milano o almeno conoscenti di questa ‘categoria’. Sarebbe molto interessante approfondire il fenomeno a livello sociologico, ma a noi ciò che più interessa è la parte ‘beverage’ che è nata da questa incredibile idea. Federico mi spiega che è stata la conoscenza con Marco Gualtieri e Ugo Fava, titolare del locale ‘Le Biciclette’, a portare alla nascita di un aperitivo personalizzato, perché in fondo è l’happy hour il momento clou della vita milanese. Il barman Max Muratore ha concepito questo drink, senza dubbio innovativo grazie all’unione del popolarissimo Campari e il quasi estinto Cynar, che è stato promosso attraverso una serie di eventi in numero di dieci, divisi tra prima dell’estate e subito dopo, in diverse location. Inutile spiegare che il favore di pubblico è stato sopra le aspettative e il successo ha gratificato gli sforzi fatti per organizzare al meglio le serate. Federico ci spiega però che questo ciclo di aperitivi del giovedì sera non è stata la prima opportunità per far conoscere il loro fenomeno, in quanto erano state già organizzate diverse one night, la prima delle quali alla Fabbrica del Vapore, alle quali i nostri ragazzi avevano partecipato. Eventi come questi, mi anticipa, sono in programma anche per il futuro; l’obiettivo non è infatti quello di proporre troppe iniziative, ma di lavorare sulle migliori in modo che vengano tutte messe a frutto con successo. Dalle stampe delle magliette a quelle dell’agenda personalizzata, dall’intervento su Radio Deejay alla rubrica su M2O, dalla creazione di un cocktail alla promozione di aperitivi e serate con un notevole riscontro da parte dei followers.
È stato davvero affascinante per me scoprire la storia nascosta dietro un cocktail che ho apprezzato dal principio, una storia per ora giovane, ma anche potenzialmente esplosiva, di cui potrei aver scritto per prima. Quello che è certo è che sono riuscita a vendere a Federico un pestello: anch’io sono riuscita a guadagnare qualcosa dalla loro idea geniale, nata proprio da una bevuta in compagnia.