- GLI INSOFFERENTI: sono quelli ai quali non importa a che ora attaccano, che sia mattina o sera, ma ti faranno sempre e solo un piacere a servirti e tenderanno a ricordartelo non-sorridendo, non-salutando e portando il peso del mondo sulle proprie spalle. Sono quelli che ‘lanciano’ i piattini del caffè sul banco e riescono a far scivolare sempre la goccia sulla tazzina per la fretta di farvi il caffè, servirvi e levarsi di torno questa rottura di scatole chiamata ‘lavoro’.
- I FIGACCIOSI: quelli che, in quanto barman, nello specifico barman di discoteche e locali alla moda, indossano t-shirt con scollo a V mostrando i bicipiti intasati di tatuaggi, col capello perennemente immobile ma che alla tua richiesta di un Cuba Libre riescono a shakerartelo (???) e torturano talmente tanto la menta del Mojito che ti fan venire voglia di chiamare la protezione civile.
- I PALLIATIVI: coloro che hanno ripiegato sulla professione di barman solo perché non avevano idea di cosa fare e si sono tuffati sul lavoro che, a detta loro, ‘san fare tutti, tanto non ci vuole niente’, ma poi si ritrovano a servirti latte bollito in tazza semivuota, definendolo ‘cappuccino’.
- I MINCHIOLOGIST: purtroppo sempre più diffusi. Si palesano a ogni gara di ogni brand di ogni Paese, con quell’aria da realizzati che gli fa storcere il naso quando poi si ritrovano nel loro locale a servire Gimlet. Si rifiutano di asciugare bicchieri, di svegliarsi presto al mattino, maltrattando gli apprendisti e palesandosi solo in presenza dei colleghi che passano a trovarli. Ma braaaaaaavi!
- I DISAGIATI: quelli che sembrano essere sbucati da una caverna preistorica date le maniere alquanto grossolane, tali per cui si mostrano senza nessun problema in ginocchio per calcolare al millimetro il livello del vino nei calici per evitare disparità di sorta, rabboccando il bicchiere avendo finito la bottiglia prima, prendendo il ghiaccio con le mani, raccogliendo da terra cucchiaini accidentalmente caduti in pedana e rimettendoli sul piattino, noncuranti che qualcuno li abbia osservati.
- I PARANOICI: non reggono la pressione, affrontano il giorno del mercato paesano come una sfida all’ultimo sangue, e i tavolini pieni come sedute propedeutiche all’incontro con lo strizzacervelli, commentando di fronte ai clienti stessi il loro disagio, farcendolo con lunghi sbuffi. Temono l’arrivo delle comande come un virus letale e si ritrovano senza tazzine per il caffè causa mancanza di coordinazione lavorativa. Qualcuno li aiuti!
- I PARRUCCHIERI: quelli che non si sono davvero resi conto di aver sbagliato lavoro, spettegolando di clienti presenti, assenti, appena usciti e in arrivo. Più che in un bar ti danno la sensazione di trovarti in un salone di bellezza per donne di mezz’età che si ritrovano a fare il conto sui calli delle vicine di casa, tanto da farti chiedere cosa avranno appena detto su di te che avrai varcato la soglia del locale per uscire.
- I VENALI: quelli che calcolano i prezzi della merce in base al tempo che fa, al grammo di caffè in più in una busta da chilo, all’inflazione quotidiana, alla posizione del locale, al numero di coperti, ai litri d’acqua usati per risciacquare le stoviglie, alla luce che si consuma per tenere accesa la radio, per poi rispondere al cliente che chiede ‘Avete per caso la bottiglietta di Coca-Cola invece della lattina?’ un bel ‘Se non le stanno bene i prezzi vada pure in un altro posto! Ognuno ha le sue politiche!’. Ma perché?!
- GLI ACCUSATORI: quelli che dopo mezz’ora di attesa per prenderti l’ordine, riescono a portarti un caffè freddo e una spremuta sedimentata solo alla comparsa della tua prima ruga. Prima che accada però tu, iniziando a perdere le speranze, chiedi timidamente spiegazioni e la risposa è ‘Ma lo vede che ho da fare?’ e giù di nuovo sbuffo, che ti fa ritirare sulla tua sedia, con tanto di sentimento di inadeguatezza che ti trasmette la sensazione che in realtà la colpa sia tua che hai fatto senza dubbio un gesto azzardato ordinando e pagando. Chiedo umilmente scusa.
- GLI INDIFFERENTI: quelli che quando tu entri stanno intrattenendo interessanti conversazioni con l’unico avventore all’interno del locale, quello che ha già pagato e sta per andarsene, ma non intende proprio lasciare il discorso a metà, incoraggiato dal barman che non fa cenno di volersi congedare ma che, al contrario, si appoggia allo scaffale più vicino incrociando le braccia e disquisendo su interessanti particolari circa l’argomento di discussione, del quale nel giro di pochi minuti diventi espertissimo, ma che ti fa completamente dimenticare il motivo per cui tu sia entrato in quel bar. Ah già, quando ha finito, con comodo, me lo fa un caffè?
Dopo l’excursus sui clienti preferibilmente evitabili come la peste, è giunto il momento di pareggiare i conti e sparare a zero anche sui cari barman che riescono a essere altrettanto nocivi.