La gara col tempo è da sempre una delle sfide dell'agricoltura.
In tutti i sensi, ovvero col tempo che passa e col tempo che piove. Chi produce cibo sa che ci sono stagioni in cui bisogna correre e stagioni in cui bisogna attendere, stagioni di abbondanza e freschezza durante le quali occorre pensare e conservare per le stagioni di riposo o per quelle meno fortunate climaticamente.
Ma attenzione: non è solo una gara, è anche un'alleanza e anche questo chi produce cibo lo sa bene.
Perché se è vero che un po' bisogna proteggersi - come spesso accade con le madri - da madre natura e dai suoi ritmi è anche vero che molto bisogna consegnarsi a lei e ai suoi meccanismi e usarli per il nostro bene.
Le gemme, i fiori, i frutti, il raccolto, il mercato, la tavola. È questa la sequenza, ma devono comandare le gemme, e così intanto si crea benessere e bellezza, salute e giustizia. Se partiamo dal mercato invece, se lo lasciamo comandare, è guerra. Guerra di tutti contro tutti, per arrivare prima, per vendere in "controstagione", cioè offrendo prodotti quando non è ora, magari facendoli viaggiare chissà quanto e comunque producendoli a qualsiasi costo, anche a costo di far guerra alle piante, al suolo e alle persone con veleni micidiali. Stiamo facendo la guerra alla natura dimenticandoci che ne siamo parte e che i suoi tempi sono i nostri e forzarli con i veleni significa avvelenare noi stessi. Nascono così anche le esposizioni invitanti di certi negozi, di certi supermercati, di certi mercati generali o rionali. Trionfi di colori, forme perfette che inspiegabilmente dureranno così per settimane. Quella frutta apparirà perfetta, arriverà quando non ce l'aspettiamo, ci sembrerà un dono, una bella sorpresa. Ma è una storia che conosciamo bene, non ne verrà fuori nulla di buono: la mela di Biancaneve era bellissima.
Di Carlo Petrini da La Repubblica 10/3/13