Questo Fuorisalone ci ha soddisfatti?
NI è una risposta adeguata, scontata, ma adeguata.
Se dovessimo valutare la quantità di gente affluita in città, la possibilità di godere di arte contemporanea e divertirsi, allora questa edizione non potrebbe che averci soddisfatti, ma il nostro compito è dare un giudizio sulla parte food&beverage e qui qualcosa da dire c’è.
Partiamo dall’evento ‘Good Food in Good Design’, corollario del ‘Good Food in Good Fashion’, che ha cambiato nome in occasione della Design Week: anche noi avevamo ricevuto l’invito per l’aperitivo in uno degli hotel a 5 stelle con appetizers firmati da top chef, ma nonostante la richiesta di maggiori informazioni a ben due diversi indirizzi mail, nemmeno l’ombra di una risposta. Delusione numero 1.
La Gourmet Mobile di stanza a piazza Affari avrebbe dovuto proporre panini gourmet di chef stellati, ma fra quelli proposti sul sito ne erano disponibili soltanto tre. Delusione numero 2.
Forse non abbiamo c’entrato la tempistica giusta nemmeno in piazza XXV aprile, visto che il Public Design Festival alle ore 12 del giovedì non era nemmeno attivo: molti stand erano ancora chiusi o in via di apertura. Peccato, le installazioni dello street food di nuova generazioni potevano essere interessanti. Se non altro abbiamo apprezzato le scomodissime sedie di legno (di design però!) e piccoli spazi suggeritivi sul come coltivare il verde in città (molto teorici…). Delusione numero 3.
Ero sicura però che con la Mumac Bee mi sarei rinfrancata lo spirito: questa ape mobile si spostava per la città offrendo caffè espresso; peccato che mi sia toccata una lunga strada fino a Porta Romana (dichiaratamente NON un centro nevralgico del FuoriSalone) dove secondo le informazioni del sito avremmo trovato la tre ruote, per poi scoprire che non ve ne era traccia. Che anche in questo caso abbia sbagliato il time table? In realtà non mi risulta. Delusione numero 4.
Chiaramente non mi sono data per vinta e ho deciso di dare una possibilità anche a un’importante etichetta di birra come la Heineken, per vedere cosa avrebbe offerto al suo spazio in Porta Genova. Ahimè, proprio qui si è consumata la delusione numero 5. Mi ero fatta mettere in lista per entrare, per poi scoprire che l’accredito sarebbe servito per ottenere una birra gratis (ma in una bottiglia molto fashion), visto che l’ingresso era completamente gratuito e che l’installazione non era altro che un flipper grande come un salotto di dimensioni reali al quale chiunque poteva giocare.
Da qui in poi la giornata è stata assolutamente improvvisata e vi assicuro essere stata la parte migliore!
In via Tortona ho trovato api mobili che vendevano pizza, piadine e gelati, spazi dedicati a chi voleva sorseggiare cocktail ascoltando musica, ragazze all-red-wear che distribuivano Red Bull, addetti della Cameo che distribuivano gelato Marmorette come se piovesse, tutti i locali della via stracolmi e spine di birra ambulanti disseminati in ogni angolo.
Spostandomi poi in Corso Garibaldi per l’ora dell’aperitivo la situazione era ancora più coinvolgente, con quasi tutti i locali riempiti sia all’interno che nei dehor adibiti e i ristoranti traboccanti, anche se tutto questo ha comportato inesauribili code, che per una sera ho sopportato volentieri. La parte easy e commerciale quindi merita un’ottima valutazione!
Come avrete osservato, sono stata strettamente inerente al tema del mangia-e-bevi perché se potessi scrivere del FuoriSalone, potrei dilungarmi per ore, visto che rimango sempre affascinata dalle idee messe in campo e il clima di festa che porta con sé. La strada che porta all’Expo in fondo non sembra tanto male.
Aspettiamo e vediamo.